Umberto Druschovic
Opera 1^ classificata
La buona terra
Entravi nel cortile
la sera all’imbrunire
la bicicletta per mano.
Era la buona terra
quella che portavi in casa
ogni sera, incrostata alle tue mani,
quella che impastavi di sudore
ad ogni passo, nel solco dietro ai buoi
a tracciare file di granoturco
sotto il volo dei corvi
a strappare gramigna di tristezza
dalle zolle del cuore.
Era odore di terra
che impregnava la tua giacca,
il tuo solito cappello
e i pantaloni di fustagno
che scacciavi la sera
le gambe accavallate sulla sedia di paglia
un ceppo nella stufa e un sigaro in mano.
I tuoi occhi, sempre lucidi e chiari
come biglie di vetro,
il fuoco ascoltavi crepitare
per oggi basta, dicevi, domani sarà dura.
Eri uomo di terra
ma tenevi nella tasca
il biglietto sdrucito di un treno perduto
e nascosti in fondo al cuore
gli occhi di una donna
e un sogno di mare.
Anna Santarelli
Opera vincitrice del Trofeo Donna Hotel Terme Olympia
Discorso dell’anima
Arcana l’anima, intesse
la sua storia e narra di sé,
del suo viaggio nel mondo,
dischiude scenari dell’essere
pervasi d’ombra e di mistero…
Frammento d’infinito posato
sulla terra, dell’universo conosce
la sapienza, dell’ora custodisce
ogni essenza… e coglie il dolore
del limite, la sfida del provvisorio
che investe ogni evento, la vanità
che insidia ogni azione….
Non esprime parola, l’anima…
ma nel divenire del mondo dispiega
una storia intima e nascosta, che
si nutre d’incanti e di silenzi
e diviene poesia e verità
e, tra le righe, dice del cielo e
della terra, dell’alba e del crepuscolo,
del sentiero perduto e riabbracciato.
È più intenso di qualsiasi parola
il discorso dell’anima, altre voci
custodisce, altre memorie…
Ignote volontà serba e porta alla luce
il sogno d’una vita.
Cristiano Comelli
Opera 2^ classificata
Orgoglio ribollente
Fino all’ultimo strato di stelle
dove i sogni duellano
con i serpenti della morte
saprò far danzare i miei respiri
esausti ma non prostrati
per dare riscatto
a quella poltiglia di storia deforme
che urla tra i graffi dei sassi
e si compiace di divorare
come fetida iena di piombo
gli abbozzi di rinascita dei disperati.
I pantaloni odoranti di rimpianto
di un clochard sospinto fuori
da un tram in corsa
dalla mano invisibile dell’indifferenza.
Ah, se le mie labbra potessero caricare
le grida di aiuto di chi crede
che il vero vivere
sia astenersi dal vivere
potrei chiamare esistere
il mio stesso esistere
e non una tremante,
balbettante processione
di orazioni insulse
a qualche Dio di cartone.
Paolo Casavecchia
Opera 3^ classificata
Abbazia
“E osserva (…)
quando l’alba compare
ai vetri, come
il fuoco si taccia, dorma
sotto altro fuoco.”
Yves Bonnefoy, da “Ieri
deserto regnante”, 1958
Trionfante sulle cristalline galaverne
il chiostro è un lago inondato di luce,
nutrito di silenzio,
piantato girasole sulla collina più alta
placidamente guarda sotto il fogliame
di viti e frutteti, stratificate memorie
di secolari imperi rantolanti
congelanti da nordici venti migranti
travolgenti barbaramente fragili preghiere
sfinenti lussurie e trascoloranti sapienze.
Ancora ci accoglie il chiostro,
calda anima condivisa
amorosamente protetta
e sempre visitata
per non farci smemorare
dell’antica arteria che ci attraversa,
vivo sangue pulsante, linfa
che fa rifiorire innumerevoli albe
su palpebre sempre più pesanti.
Pietro Catalano
Opera 4^ classificata
Una stella gialla
Si sono scavati una tomba nell’aria. Solo
noi pochi siamo sopravvissuti. Primo Levi.
Le stelle spariscono all’alba
quando la luce del giorno
illumina la città dei morti,
occhi che fissano il vuoto
d’altri occhi, foglie caduche
nel vento d’autunno
di lunghe attese:
le farfalle volano oltre
le sbarre, hanno ali
lunghe e colorate,
io le mie l’accarezzo
dolcemente come i capelli
d’una donna e le conservo
per il fine pena.
Stamane ho raccolto
una farfalla gialla
nella mia cella, sembravano
due farfalle abbracciate
in un insolito silenzio:
era una stella gialla,
perduta da un ragazzo scalzo
una mattina di dicembre.
Luigi Bernardi
Opera 5^ classificata
Metamorfosi
Fiumi di luce, di stelle comete
ardono il ghiaccio che attraversa il mio cuore
aride gemme ormai pietrificate
appassiscono anzitempo al loro declino.
Pallidi richiami a stagioni perdute
segni ineguali di orizzonti lontani
vaghi risvegli di un tempo che illude
che insegue la vita, che ancora finisce.
Luigi Di Legge
Opera 6^ classificata
Un amico
Sei scomparso
nella tazza del caffé
nel tuo uragano
nella notte di cicale.
Vedo il sangue di una farfalla
scorrere nel tempo
che non è più tempo
solo acqua sul vento e
ti rivedrò
come il mare
dietro una curva.
Gaetano Pizzuto
Opera 7^ classificata
Dove nasce il silenzio
Trasalire scalinate senza fine
e stringere la notte fra le dita
nell’ascesa all’eremo dei pensieri
assorditi dai lamenti dell’aurora
restia agl’illusi maneggii
dei soliti giorni, belli e dannati.
Tuffi al cuore, com’echi di parole
bevute nei calici d’allora, nemesi
di momenti, e, nell’infinita attesa
dell’imminenza sognata, la vita
si consuma in déjà vu; attimi
singhiozzati dal tempo che passa.
E ora, nell’ora in conclusa di ieri
l’anima fruga nel vento
in cerca di quel remoto brivido
o forse, dell’eterno fruscio…
dove nasce il silenzio.
Andrea Polini
Opera 8^ classificata
Se ci sei, dimenticata è la morte
Nel mare riflessa malinconia
da leggere stasera, la mia vita
di solitudine insonne e naufragi.
La mia voce di luna è desta, e lieve
s’accosta alla tua assenza, alla dolcezza
del canto dell’ amore che non fu.
Ondeggio, lento, tra il ricordo e il sogno,
indolente sull’oceano degli anni
ove fummo vivi e oggi abbandonati.
Dormi, amore, in questo nostro silenzio,
ti ascolterò raggiungermi sulle onde,
respirare nel balenio lontano
dei cieli. Ancora il tempo sfiorirà
in altri autunni di pioggia leggera,
come una lacrima nuova, nel mare,
ma ogni volta ritorna nella mente,
anche con una ruga che non so,
se ci sei, dimenticata è la morte.
Ivan Vicenzi
Opera 9^ classificata
Rancore
Mi hai lasciato senza ali
con l’acqua alla gola
nella terra deserta.
Hai deciso di cambiare rotta
sfruttando le correnti,
cammini e ridi al mio passaggio:
ti senti onnipotente
con le tue lunghe gambe.
Il tempo passa…
Gli occhi fermi e fieri
guidano il cuore sulla strada
trasformando i ricordi
in coriandoli colorati.
I fiori appassiti sono ricresciuti
con le labbra di altre donne:
sono uscito dal guscio e
ho nutrito le ali e gli artigli.
Il tempo passa…
Sei seduta indifferente
mentre il vento prende le distanze,
come le pagine bianche di un libro
scivoli ed inciampi
in anonimi sentimenti
(io cammino abbracciato al mondo);
non aspettare i miei sorrisi
sono più cattivo dei miei ricordi.
Chris Mao
Opera 10^ classificata
La stanza
Nella quiete del mattino
ho lasciato i fogli
riempiti con le parole cardine
dei miei errori
in ogni angolo sconosciuto della stanza,
sono i mesi e le abitudini
che hanno usato questa casa
non sono stato io.
Sul granito del pavimento,
che brucia nella luce
del mezzogiorno,
osservo la trama dell’effimero mosaico,
come un giudice disperso,
nei meandri della sua coscienza.
Tra le rughe della memoria
s’annida oscura
una patina di rimpianto,
residuo dei sogni avvelenati
che cela la carne viva
del mio essere.
Ora, rivoglio tra le mani
quelle carte tracciate dal mio bisogno,
riscoprire su di esse
i battiti delle mie invenzioni,
il miraggio onnipresente della fuga,
le orme sbiadite del mio cammino.
Voglio salvarle dal macero
delle cose inutili.